martedì 3 maggio 2011

Terre d'hommes

Mi piace pensare che un grande umanista come Saint-Exupery, tra le righe del suo capolavoro più celebre, quando descriveva un Piccolo Principe biondo che dal suo asteroide, ubriaco di curiosità proprio come tutti i bambini, osservava gli altri pianeti ansiosi di visitarli per cercare una bellezza rara e alla pari della sua rosa, mi piace credere che quel suo sguardo era diretto verso l'Africa. Una "terre d'hommes" (così chiamò la sua amata Mauritania), una terra che ha amato sorvolandola da Lione fino a Dakar con il suo aeropostale, osservandola e vivendola qualche metro sopra di essa, sopra la sua gioia e il suo dolore.

Ora provate a osservarla anche voi, scegliete il punto di vista sognante del Piccolo Principe o quello avventuriero del suo scrittore volante, planate su di essa da nord a sud superando la catena innevata dell'Atlante marocchino e oltre il deserto del Sahara, sorvolate con lo sguardo l'immensità di Vita agli argini del fiume Niger e perdetevi nel verde della foresta subtropicale togolese fino a fermarvi su uno spiazzo tra gli alberi di terra rossa, un posto popolato da una grande famiglia di qualche migliaio di persone che prende il nome di Dafo. E in questa "terre d'hommes" così diversa dalla gemella Maura segnata dal vento dell'harmattan che fa socchiude gli occhi dietro veli azzurri e blu, in questo villaggio togolese c'è un amico conosciuto nel viaggio dello scorso Agosto e ritrovato a Gennaio durante il mese passato a Dafo. Questo amico si chiama Didier e ha avuto la sfortuna di rompersi il femore in Togo, in uno dei posti dove la sanità è un lusso e dove niente è gratuito. Nei miei soggiorni africani mi è capitato anche di vivere in prima persona la situazione sanitaria locale, e se c'è un posto dove rompersi un femore è una sfortuna quello è proprio il Togo.

Didier è un ragazzo di trent'anni che si è fratturato il femore mentre lavorava con il moto-taxi nella capitale Lomé, in assenza di fondi immediati non si è potuto curare e, quando lo abbiamo incontrato per la prima volta sei mesi dopo l'incidente, e gli abbiamo fatto fare le lastre, il femore è apparso diviso in due e distanziato di qualche centimetro. E scontato aggiungere che da un anno ormai non utilizza più la gamba fratturata. Ma la sfortuna di questo ragazzo viaggia in parallelo con la sua dignità nell'accettare la sua condizione attuale.

Con un po' di fortuna il mese scorso è stato trovato un ortopedico disposto a operarlo in Togo presso il centro medico di Afagnan, questo grazie all'aiuto del primario del reparto di malattie infettive di Legnano, il dott. Viganò, e del FatebeneFratelli di Milano. E questo attualmente è l'obiettivo principale dell'associazione AFRICASA, verso la fine della settimana prossima Didier sarà trasferito per un consulto medico ortopedico dove sarà chiara la situazione e le modalità di intervento, i costi dell'operazione e i tempi per la riabilitazione.

Vi ho parlato di lui, e in futuro vi parlerò anche di altri componenti del villaggio di Dafo, ognuno con dietro la sua Storia, vi ho parlato di lui perché vorrei che non distogliate lo sguardo e che ci diate una mano, vorrei coinvolgervi così come lo sono io. Attraverso questa pagina ci saranno gli aggiornamenti sulla situazione, ed essendo un amico con cui ho condiviso momenti magici sotto il cielo d'Africa, spero per lui che ci sia un lieto fine in questa storia.

Toni - Associazione AFRICASA onlus


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